Spettacolo in co-produzione con Ass. Culturale Darshan e Algos
L’Alkantara MediOrkestra, nato nel 2023 nell’ambito dell’Alkantara Fest, unisce musicisti da Italia, Irlanda, Bulgaria, Sardegna, Norvegia e Grecia. Con otto strumentisti di base, il gruppo si arricchisce di tre ospiti d’eccezione, tra cui Antonello Salis, Karl Seglem e Gerasimos Papadopoulos. L’ensemble, che trae ispirazione dal Mediterraneo al subcontinente indiano, presenta una grande varietà di strumenti, tra cui oud, marranzano, douduk, ney e charango cileno. Il repertorio spazia da composizioni tradizionali a brani originali, creando un’atmosfera che evoca il Mediterraneo come culla di civiltà millenarie. L’Alkantara MediOrkestra amalgama con maestria tradizioni mediorientali e nordiche, enfatizzate da strumenti come il tabla indiano e il corno di capra norvegese. L’ensemble, guidato dalla volontà di esplorare, integra espressioni contemporanee, influenze world music e jazz, creando un suono senza tempo. L’improvvisazione affidata a illustri ospiti aggiunge un tocco di spontaneità, consentendo un dialogo vivo tra strumenti e musicisti, e favorendo un’apertura al nuovo che si riflette nell’accoglienza di nuove sonorità e prospettive. In sintesi, l’Alkantara MediOrkestra si propone come ponte tra culture, celebrando la diversità musicale e abbracciando l’innovazione. La sua unicità risiede nella capacità di fondere tradizione e contemporaneità, creando un’esperienza musicale coinvolgente e inclusiva che supera confini geografici e generi musicali.
Tra i primi dieci dischi nella Top Jazz 2022 secondo la rivista Musica Jazz, Fera, il disco di Mariasole De Pascali edito da Parco della Musica Records, ha ottenuto successo di pubblico e critica. Senza soluzione di continuità̀, le composizioni si alternano attorno ad oggetti sonori, impulsi elettrici e comportamenti meccanici, alla ricerca di una breve fosforescenza, un attrito tra sé e uno spazio mobile, lirico ma non retorico, con reminiscenze dal jazz alla musica da camera, fino al rock. A partire dalle possibilità espressive e compositive del proprio strumento, il lavoro sulla forma si estende ad un’inedita formazione con Giorgio Distante (tromba, tuba ed elettronica), Adolfo La Volpe (chitarre elettriche ed elettronica) e Lucio Miele (batteria, vibrafono e percussioni). Il quartetto ha realizzato una serie di concerti in diversi festival nazionali e internazionali, tra cui Jazz&dance Festival di Be’er Sheva (Israele), il Jazz Italiano per le Terre del Sisma a L’Aquila, Take Five e Casa del Jazz Summertime a Roma, il Kuturfestivalen di Gallivare (Svezia), Catania Jazz, Castroreale Jazz.
BIO ARTISTI
MARIASOLE DE PASCALI
Mariasole De Pascali, flautista attiva nell’ambito delle musiche contemporanee, vincitrice del Top Jazz 2022 come miglior nuovo talento secondo la celebre rivista Musica Jazz, è leader del progetto Fera con cui ha inciso l’omonimo disco edito da Parco della Musica Records Collabora con varie formazioni e artisti e ha suonato tra gli altri con Daniele Roccato, Gianni Lenoci, Luigi Ceccarelli, Michele Rabbia, l’Orchestra Nazionale Jazz Giovani Talenti e Paolo Damiani, Admir Shkurtaj, Marco Colonna, Francesco Massaro & Bestiario – con cui ha prodotto tre dischi che hanno ottenuto interesse di pubblico e critica – la Fondazione Cantieri Teatrali Koreja, Markus Stockhausen, esibendosi in festival nazionali e internazionali, tra cui Teatro dei Luoghi Fest (Italia, Albania e Kosovo), Jazz&dance di Be’er Sheva (Israele), Una Striscia di Terra Feconda,Umbria Jazz, Les Rendez-vous de l’Erdre di Nantes (Francia), Teszt- Euroregional Theatre Festival (Romania), Angelica Festival Internazionale di Musica, Area Sismica. Realizza progetti transdisciplinari con danzatori, poeti e visual artists.
GIORGIO DISTANTE
Nato a Cisternino, a cinque anni comincia a suonare il clarinetto ed il pianoforte, e a dieci la tromba. Si diploma in tromba nel 1998 al Conservatorio di Monopoli e comincia a suonare professionalmente dal 1997. Nel 2000 ottiene una borsa di studio dal Berklee College of Music di Boston (MA) ed ha vissuto a Boston dal 2001 al 2004, frequentando classi di improvvisazione, arrangiamento e composizione. Nel 2009 si laurea con il massimo dei voti in Musica Elettronica al Conservatorio di Perugia sotto la guida del Maestro Luigi Ceccarelli. Scrive i propri software per trattare in modo diverso il suono della tromba e sviluppando il tutto in progetti in SOLO, duo e trio, esplorando le possibilità̀ di nuove tecnologie audio e video applicate a strumenti acustici. Nel 2012 esce RAV (Random Acts of Violence), il primo lavoro discografico in solo, edito dall’etichetta Improvvisatore involontario. È nominato tra i migliori 100 dischi dalla rivista Jazzit per i Jazzit Awards 2012. Nel 2013 vince A. R. T.MEDIMEX2013 organizzato daArci ReAL e ARCI Puglia in collaborazione con Puglia Sounds. Dal 2015 lavora anche ad uno strumento elettroacustico di sua ideazione e progettazione: un ibrido, sintesi tra elettronica e tromba. HY E.T. -Hybrid Electroacoustic Trumpet – nasce nella sua mente già dal 2012. Nel 2018 esce il suo nuovo album su vinile MenoMondoPossibile suonato quasi interamente con HY E.T.
ADOLFO LA VOLPE
Polistrumentista, compositore, improvvisatore, sound artist, ha tenuto concerti in Italia e all’estero (Francia, Svizzera, Spagna, Portogallo, Germania, Austria, Turchia, Russia, Cina, Polonia, Algeria, Danimarca, Israele, Kuwait), inciso –tra progetti personali e collaborazioni- oltre sessanta cd, pubblicati da etichette discografiche italiane, olandesi, inglesi e canadesi, e suonato –tra gli altri- con Eugenio Colombo, Gianni Lenoci, Steve Potts, Stefano Battaglia, Daniele Di Bonaventura, Pino Minafra, Paolo Damiani, Michele Rabbia, William Parker, Karl Berger, Kent Carter, Markus Stockhausen. Ha composto ed eseguito musica per danza contemporanea, teatro, cinema.
LUCIO MIELE
Percussionista di formazione classica, ha collaborato e collabora con numerose orchestre, ensemble di musica da camera e di jazz sia in Italia che all’estero, partecipando a numerosi Festival nazionali e internazionali quali Europees Muziekfestival, Festival delle percussioni in Fermo, Scarlatti “MusicLab”, Bucarest Jazz Festival, Jazz Festival Saint Germain de Pres, Pozzuoli Jazz festival, Jazz Alguer Festival. Ha inciso l’etichetta Stradivarius Corpi Diramanti solo di percussioni scritto dalla compositrice Rosalba Quindici. Ha condiviso il palco con numerosi artisti e direttori d’orchestra tra i quali Daniel Oren, Riccardo Muti, John Axelrod, Pascal Rophè, Michele Rabbia, Daniele Roccato, Stefano battaglia.
21.15
ELECTRIC GUITAR IN MY LIFE
Luca Nostro _ chitarra elettrica
Luca Nostro, chitarrista e compositore, prima chitarra dell’Ensemble di Musica Contemporanea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma propone un propone un repertorio di musica contemporanea per chitarra elettrica, alternato a rivisitazioni di composizioni del periodo barocco e della tradizione dell’opera lirica italiana.
Programma di sala:
– Steve Reich Electric Counterpoint (1987), for electric guitar and tape
– Accursio Antonio Cortese, Punto Nemo per chitarra elettrica, supporto digitale e live electronic #PRIMA ASSOLUTA#, Simone Sfameli regia del suono
– György Ligeti Hungarian Rock (1978) per clavicembalo, arrangiamento per chitarra elettrica di Luca Nostro for 8’ ca
– Domenico Scarlatti, Sonata in Fa minore per clavicembalo K 466, per chitarra elettrica e traccia audio, arrangiamento e adattamento di Luca Nostro 8’ ca
– Alessandro Ratoci Confused Idols and Sexy Killers (2018), for electric guitar and electronics
– Grab it! Jacob TV (1999), for electric guitar and ghettoblaster
22.15
A LELIO, improvvisazioni per chitarra multipla
Marco Cappelli _ chitarra elettrica
“La mia performance “A LELIO, improvvisazioni per chitarra multipla” si articola in tre postazioni, utilizzando materiali molto personali frutto del bagaglio accumulato in anni di pratica della musica improvvisata, con largo uso di elettronica e l’utilizzo di diversi strumenti.”
21.15
STRAGE THINGS
Guillaume Gargaud _ chitarra
Guillaume suonerà una raccolta di brani completamente improvvisati in un ambiente di chitarra acustica estremamente intimo e in relazione all’ambiente circostante.
“L’improvvisazione è un rifugio per spiriti liberi. Un luogo psichico dove tutto deve essere possibile nelle molteplici dimensioni vibratorie delle nostre anime e del nostro subconscio. Colori e armonie si susseguono istintivamente. Gli intervalli si trasformano in un contrappunto. Le frizioni melodiche creano accordi. Consonanza e dissonanza sono alleate. Ogni dettaglio sonoro è una fonte cosmica. L’esperienza deve andare verso l’abbandono e la condivisione”
– Gargaud
22.15
TRINO
Marco Cappelli – Luca Nostro – Guillaume Gargaud
L’esibizione, all’insegna dell’improvvisazione, mette insieme le tre diverse chitarre che si sono esibite nei tre concerti precedenti: quella di Marco Cappelli, di Luca Nostro e di Guillaume Gargaud; tre grandi improvvisatori e avventurieri del suono si incontrano per la prima volta, per condurci in un viaggio ricco di scoperte e sorprese!
Micrographia è un progetto per pianoforte aumentato a quattro mani ispirato al libro “Terraforma. Manuel de cartographies potentielles [= manuale delle cartografie potenziali]” di
Frédérique Ait-Touati, Alexandra Arènes e Axelle Grégoire.
Sette capitoli che indagano sul cambio di prospettiva, sulla relatività della realtà e su diverse visioni di un mondo tratteggiato da prismi “che attraverso la profondità, i movimenti, il punto vista, le periferie, gli avvallamenti, le sparizioni e le rovine, producono conoscenza localizzata e incorporata”.
Dopo essersi confrontato con questa pubblicazione, Sinivia ha sentito il desiderio di lavorare su quelle proposte di mappe sperimentali come si lavorerebbe su un libretto, invitando la stessa Frédérique Ait-Touati a collaborare a questo progetto come drammaturga, grazie il suo contributo da scienziata.
Così, mentre nella sua forma “classica” il pianoforte a 4 mani si limita alla semplice tastiera, l’idea di questo brano è di scrivere una partitura grafica, anche cartografica, utilizzando lo strumento nella sua interezza fisica: un pianoforte a coda circondato da microfoni, ciascuno collegato a un altoparlante, che Blondy e Sinivia manipolano dal vivo come telecamere, permettendo di ascoltare diversi “punti di vista”, creare effetti di zoom, mettere a fuoco, evidenziare, accentuare il rilievo di determinati dettagli e materiali, giocare sulle scale per spostare e invertire lo spazio acustico del pianoforte.
Evento realizzato con il supporto dell’Institut Français di Palermo
Tanto giovane quanto talentuoso, il pianista Gabriele Catalanotto ci condurrà attraverso l’evoluzione della poetica e del gesto al pianoforte, un viaggio nel panorama della composizione europea. Un programma che spazierà da Bach a Berio, offrendo una perfetta sintesi di lirismo e virtuosismo, con accenti di estemporaneità e un attento gioco di contrappunti.
Gabriele Catalanotto
Nato a Palermo nel 1997, si diploma nel 2017 in pianoforte e nel 2019 in musica da camera con presso il conservatorio Alessandro Scarlatti già Vincenzo Bellini di Palermo, in entrambi i corsi col massimo dei voti e la lode.
Proseguendo gli studi e il suo perfezionamento, anche come maestro collaboratore con Fabio Ciulla, si comincia a dedicare all’attività didattica e solistica/cameristica.
Ha completato nel novembre 2020 il corso di perfezionamento triennale solistico e cameristico presso l’Accademia Ludus Tonalis di Riano, ricevendo nello stesso anno una borsa di studio per distinti meriti in occasione del master breve estivo svoltosi a Molfetta, e frequentando contestualmente il Master annuale di alto perfezionamento pianistico presso la Rachmaninov Academy.
Prosegue poi gli studi di alto perfezionamento pianistico a Parma con il Maestro Federico Nicoletta. È impegnato oggi in attività di ricerca, oltre che didattica, frequentando il Dottorato di Ricerca in “Didattica dell’Inclusione Socioculturale attraverso la Musica” presso il conservatorio di Palermo.
La sua brillante carriera si va coronando di premi in concorsi nazionali ed internazionali.
Tra le sue esperienze vediamo: il debutto da solista nel 2019, sul palco del Teatro Massimo di Palermo in occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione Lions Club International, il concerto per pianoforte e orchestra n.5 op.73 ‘Imperatore’ di Beethoven diretto dal Maestro Salvatore Barberi con l’orchestra sinfonica del conservatorio Alessandro Scarlatti di Palermo, la selezione per due anni consecutivi per i concerti di Pianocity Palermo, e due concerti per il festival Beethoven, come solista e come camerista.
Attualmente è vicepresidente, e docente di pianoforte e musica da camera presso Accademia Musicale Palermo Catarsi, realtà per cui ricopre anche il ruolo di direttore artistico della stagione di musica classica destinata ai giovani talenti siciliani, e con cui è riuscito a valorizzare il patrimonio culturale musicale palermitano portando alcuni tra i più grandi didatti e musicisti italiani.
Un’ambientazione unica ospiterà il talento straordinario di Megumi Hamaya, organista di fama internazionale, che ci regalerà un’esperienza musicale indimenticabile con un programma ricco e affascinante, che spazia tra diverse epoche e stili.
Dalla musica barocca alla contemporaneità, in un connubio perfetto tra sonorità organistiche e il fascino dell’architettura sacra.
PROGRAMMA DI SALA:
Johann Sebastian Bach (1685-1750)
Sinfonia dalla Cantata Nr.29 Wir danken dir Gott, wir danken dir”
Heinrich Scheidemann (1596-1663)
Im Himmel hoch da komm ich her WV69
Franz Danksagmüller (*1969)
Estampie
Giovanni Damiani (*1966)
Oriens Origo Organica (1996) Studio/ fantasia su una danza del Trecento
(dal manoscritto di Robertsbridge, estampie I) #
Pablo Bruna (1611-1679)
Tiento de 2 Tono Sobre la letania de la Virgen
Bert Matter (*1939)
Wie schön leutet der Morgenstern Ludwig van Beethoven (1770-1827)
“Adagio” da 5 Stücke für eine Flötenuhr WoO 33/1
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Fantasie f-moll KV608 – “Ein Orgelstück für eine Uhr”
Nato dalla collaborazione tra il flautista Eric Drescher e il compositore Peter Ablinger, e originariamente concepito come esperimento per soli supporti sonori e non per concerti dal vivo, “Against Nature” è oggi un progetto per flauto esteso che esplora il suono attraverso tecniche innovative e inusuali, sfidando i confini tra performance dal vivo e riproduzione sonora.
Immaginare un’orchestra composta da 79 flauti glissando o 72 flauti ultrasonici, sembrava un’idea impossibile da realizzare dal vivo. Ma con il tempo, il progetto ha preso vita, esplorando la dialettica tra il solista e la collettività, tra il modello unico e la copia di massa.
Il concerto si presenta dunque come un’ibrida fusione di performance dal vivo e registrazioni, giocando sulle deviazioni dal determinato e sulle sfumature di imprecisione, offrendo un’esperienza sonora unica, dove la notazione tradizionale lascia spazio alla libertà creativa. Un’altro esperimento che invita l’ascoltatore a riflettere sulle possibilità infinite del suono.
AUTOBIOGRAFIA Ceci n’est pas une/mon autobiographie
Che cos’è un’autobiografia? Quali sono le traiettorie che consentono di attraversare – nel tempo scenico di un dispositivo – una produzione artistica ventennale? Quali i dati reali, quali le finzioni. Cosa c’è di vero e cosa viene falsato dalla memoria e dalla condizione performativa.
Tra performance e auto-documentario, l’unico dato reale rimane il corpo dell’artista, ostinatamente in scena, unico generatore di un proprio vocabolario, di ogni immaginario. Deposito organico. Così Giovanna Velardi espone sé e la propria storia artistica in frammenti di costrutti coreografici che nel flusso di una nuova narrazione mancano e falsano i propri significati.
Un tunnel nel privato, nel sotterraneo della memoria autoriale.
GLEAM in inglese ha il significato di Bagliore, Illuminazione, Scintilla, e si riferisce alla capacità del Suono di evolversi istantaneamente in infinite mutazioni continue.
Superando il dualismo che finora ha considerato la composizione dell’opera musicale e la sua esecuzione come momenti separati, distinguendo nettamente la funzione del compositore e dell’esecutore, elaboriamo un percorso di ricerca, composizione ed esecuzione da compiere insieme, senza distinzione di ruoli creativi, mettendo in sinergia le nostre esperienze di musicisti e lavorando insieme alla realizzazione del brano musicale, ognuno con le sue competenze e grazie a un’interazione reciproca profonda.
Il lavoro di creazione musicale in un concerto di GLEAM parte sempre ed esclusivamente da suoni concreti generati dal vivo dal respiro, dal soffio che i flauti e i tubi risonanti trasfigurano in continue variazioni. Attraverso l’azione performativa di elaborazione in tempo reale, il Suono viene trasferito nella dimensione digitale per essere amplificato, ritardato, sovrapposto, moltiplicato, spazializzato e divenire così una forma più complessa, a sua volta diffusa immediatamente nell’ambiente come stimolo per il flautista e l’interprete elettronico per generare una nuova interazione con il loro stesso suono.
Tra di noi si produce in questo modo un feedback continuo, dove il materiale sonoro prodotto da ognuno è di continua ispirazione e variazione per l’altro. Composizione ed esecuzione si fondono in un tutt’uno, in una continua invenzione musicale istantanea.
Tutto questo è frutto di un affiatamento perseguito attraverso una ricerca iniziata da vari anni e che solo nel momento del concerto, e grazie alla determinante partecipazione emotiva del pubblico, diviene composizione musicale.
Architetture del suono e scambi di atmosfere attraverso il controllo timbrico tipico della musica elettronica di matrice europea. Un viaggio sonoro immersivo che unisce sintetizzatori analogici, percussioni e oggetti insoliti come radio, ventilatori e trapani elettrici. Un’esperienza che annulla la percezione dello spazio e del tempo, trasportando gli ascoltatori in un “mondo onirico” tra natura e tecnologia.
Celebriamo l’arte dell’improvvisazione e la genialità di uno dei suoi maestri!
Chi era il direttore e compositore “Butch” Morris? Che cosa lo spinse a ideare un “lessico” di gesti per dirigere l’improvvisazione d’ensemble, chiamato Conduction? A chi si rivolge questa pratica e quali sfide pone a partecipanti di diverso orientamento musicale? In che modo la Conduction può arricchire la musica d’insieme, tra e oltre i generi musicali?
Ne parleremo con Daniela Veronesi, curatrice del manuale postumo di Morris L’arte della Conduction, pubblicato di recente anche in italiano, in dialogo con Luca Nostro, Benedetto Basile, Valerio Mirone e Marco Crescimanno. L’incontro è aperto a tutti gli interessati.
Morris, L.D. (2024), L’arte della Conduction (a cura di D. Veronesi), LIM, Lucca
Concepito ad un tempo come un’introduzione teorica e una guida pratica per direttori d’orchestra, compositori, strumentisti e docenti di musica, L’arte della Conduction (pubblicato postumo in lingua inglese nel 2017 come The Art of Conduction – A Conduction® Workbook e qui tradotto in italiano) teorizza e illustra la “Conduction”: la pratica di improvvisazione condotta – con o senza parti scritte – che Lawrence D. “Butch” Morris ha ideato e affinato nel corso della sua carriera musicale, e che viene qui presentata in modo esaustivo a partire dai segni e dai gesti che ne stanno alla base.
La Conduction sviluppata da Morris, è un “lessico” di gesti che permette al direttore d’orchestra di guidare improvvisazioni collettive senza partitura scritta. La sua influenza ha toccato numerose comunità musicali in tutto il mondo, e l’Italia è stata una delle prime a abbracciarne le potenzialità.
A contestualizzare l’ampia sezione dedicata al “lessico” gestuale della Conduction come pure le riflessioni di Morris che la introducono, il volume si apre con alcuni brevi testi di impianto critico, musicologico e biografico sull’opera del maestro, offrendo poi delle indicazioni pratiche per direttori e docenti interessati a utilizzare la Conduction con i propri ensemble.
Corredano infine l’opera, accanto a frammenti tratti dai taccuini di Morris, una cronologia e una discografia delle Conduction che il direttore statunitense ha realizzato tra il 1985 e il 2011, con dettagli sui musicisti che vi hanno partecipato e sulle registrazioni attualmente disponibili.
Lawrence D. “Butch” Morris (1947, Long Beach – 2013, New York), direttore d’orchestra, compositore, arrangiatore, cornettista e ideatore della pratica di improvvisazione condotta che va sotto il nome di Conduction®, è considerato a livello internazionale come uno dei principali innovatori all’intersezione tra jazz, nuova musica, improvvisazione e musica d’arte contemporanea. A partire dagli anni ’70, Morris ha utilizzato la Conduction con le più diverse comunità musicali, diffondendone la conoscenza in innumerevoli paesi, tra cui in primo luogo l’Italia.
Daniela Veronesi è ricercatrice di linguistica presso la Libera Università di Bolzano. Tra i suoi principali ambiti di ricerca figura lo studio dell’interazione sociale in contesti educativi e multilingui, come pure in ambito musicale e radiofonico. Dal 2002 al 2013 ha collaborato con “Butch” Morris come traduttrice e interprete, sviluppando così uno specifico interesse per la Conduction®, che ha analizzato da una prospettiva linguistica e multimodale. È curatrice del manuale di Morris The Art of Conduction – A Conduction® Workbook (2017, Karma, New York), pubblicato ora anche in lingua italiana (L’arte della Conduction, 2024, LIM, Lucca).
Improvvisazione radicale sulle molteplici espressioni grafiche che, nel secolo scorso, hanno contribuito a cambiare il modo di intendere e fare musica in Occidente. Il nome rimanda al concetto di “trasduzione”, qui intesa come trasmissione dell’energia creativa dalla sfera conscia a quella inconscia e viceversa.
Fondato da Benedetto Basile (flautista, performer, conductor e (non)compositore che da oltre un decennio dedica la sua ricerca alle relazioni esistenti tra processi creativi razionali e intuitivi), il Transduction Project Ensemble esplora le molteplici espressioni della creatività contemporanea. Il nome del gruppo rimanda al concetto di “trasduzione”, qui intesa come trasmissione dell’energia creativa dalla sfera conscia a quella inconscia e viceversa, secondo l’idea che l’improvvisazione (in senso ideale e assoluto) vada intesa quale effetto di un processo psico fisico di natura fluida connesso all’attività dell’inconscio, mentre la composizione, di contro, è frutto di un’attività organizzativa di tipo razionale il cui prodotto è fissato rigidamente attraverso la scrittura.
La relazione tra fluidità e fissazione dei modi del comportamento musicale possono, così, essere intesi quale espressione di quella polarità di opposti che nel processo alchimistico junghiano devono essere congiunti, al fine della scoperta della totalità del Sè. Transduction è, inoltre, il nome che Benedetto Basile ha dato al proprio sistema di scrittura (filiazione naturale della Conduction® di Butch Morris), concepito come ausilio per attivare ed esplorare le potenzialità di queste due modalità di espressione creativa.
Il gioco di parole del titolo della performance rimanda a più livelli interpretativi della stessa. Di seguito alcuni di questi (in ordine de-razionalizzante e da non prendere troppo sul serio):
- Razionale didascalico: l’utilizzo rigido e libero di materiali cageani inteso in senso strutturale o a-strutturale.
- Metaforico – riflessivo: La relazione tra improvvisazione e composizione. La necessità dell’attività definente da parte della ragione, al fine di non perdersi nel magma indifferenziato dell’attività creatrice.
- Metaforico: l’utilizzo di materiali musicali, verbali, concettuali cageani in maniera rigida o libera diviene riflessione sulle gabbie e i vincoli che limitano i nostri comportamenti o la nostra visione dell’esistente.
- Analogico – simbolico: la lotta tra i poli opposti dell’esistente e i tentativi di conciliazione degli opposti.
- Proiettivo: tutto quello che il pubblico vi vedrà che vada oltre la nostra immaginazione e che noi, fin da ora, sottoscriviamo in toto pur non avendo idea di cosa si tratti.
- Folle: l’esatto contrario dei precedenti punti o la loro negazione. Inoltre tutto ciò che di non previsto, non voluto e non desiderato accadrà durante la performance.
Il tutto sotto lo sguardo più o meno distaccato del compositore che amava andare a funghi.
GLOSSARIO DELL’ARCIPELAGO
Programma di sala:
Bruno Maderna – Musica su due dimensioni, per flauto e nastro magnetico (versione 1958)
Luciano Berio – Sequenza I, per flauto solo (1958)
Luisa Valeria Carpignano – C’è una soglia. per flauto solo
Giovanni Damiani – Glossario dell’arcipelago (prima assoluta integrale) per flauto solo (2016)
Kaija Saariaho – Laconisme de l’aile, per flauto e live electronics (1982)
Steve Reich – Vermont Counterpoint, per flauto e tape (1982) (pre-recorder tape, Alessandro Lo Giudice)
Anticipati dal solo di Edoardo Marraffa, e poi condotti dallo stesso, un ensemble di 21 musicisti si riuniranno per celebrare l’anima fondatrice di Curva Minore e lo faranno seguendo la ricetta originale: unione, curiosità, dedizione…e follia!
“NOI NON SIAMO ROBINSON CRUSOE perchè siamo estranei alle robinsonate, perchè crediamo nella socialità e nella storia, ed in questo caso ci accingiamo a ricordare, con un lavoro di tessitura collettivo fatto di improvvisazioni che parlano del reale e di frammenti di bellezza che questi due ci hanno lasciato, il lavoro che sempre Lelio e Tristan, nei modi a loro peculiari, hanno fatto per condividere cultura, saperi e godimento.”
– E. Marraffa
Un omaggio a Lelio Giannetto e a Curva Minore raccontato tramite una selezione di 32 fotografie di Ross La Ciura e Alessandro D’Amico.
Lo scopo non è quello di forzare le due diverse impronte stilistiche alla ricerca di uno stampo estetico comune, bensì quello di far comunicare tali diversità di sguardi rispetto alla medesima realtà: l’universo di Lelio all’interno di Curva Minore.
Nel primo caso si avrà dunque uno sguardo in bianco e nero, sulla figura di Lelio all’interno della realtà da lui creata, nel secondo invece lo sguardo sarà a colori e si aprirà all’interno della vita di Curva Minore anche se in assenza, solo in scena, della figura del Maestro Lelio Giannetto.
Il progetto artistico “due anime due talenti” nasce dalla collaborazione tra due esponenti di spicco del panorama musicale internazionale: il clarinettista Nicola Giammarinaro e il fisarmonicista Roberto Gervasi. L’idea del duo nasce principalmente dall’amicizia che lega i due musicisti e dall’amore di entrambi per la musica jazz, lo choro ed il tango. Le sonorità di clarinetto e fisarmonica fanno parte della storia Italiana, dove un tempo non molto lontano, ogni evento privato o pubblico era scandito dal suono inconfondibile dei due strumenti,
da sempre compagni. Da questa consapevolezza nasce l’idea del duo che vuole partire dalle radici musicali popolari fino ad arrivare ai giorni nostri attraversando l’esperienza, comune ad entrambi, del jazz e dell’improvvisazione. Il filo comune che lega i valzer, le mazurche, le polche, le contraddanze che si suonavano in Italia verso la fine dell’ottocento e i primi del novecento e che inevitabilmente furono esportati dai tanti migranti che andavano nelle Americhe in cerca di fortuna, è molto evidente. La polca che in Brasile si mescola con lo choro, il tango in Argentina, la contradanza “criolla” a Cuba ecc. testimoniano, se ve ne fosse bisogno, il forte legame che c’è tra vecchio e nuovo continente ma anche tra passato e presente.
L’Italia e i suoi migranti giocarono un ruolo fondamentale nella nascita del Jazz. Basti pensare che il primo disco della storia del jazz fu registrato da Nick La Rocca, siciliano di
Salaparuta. Il nostro ultimo lavoro discografico chiamato “Due Anime, Due Talenti” racchiude 9 composizioni originali di Giammarinaro e Gervasi scritte in omaggio agli stili musicali prima citati e ispirati da luoghi meravigliosi della nostra terra come per esempio “quartiere spagnolo” o “guida loca” dedicati a due posti magici rispettivamente di Erice e di Castellammare del Golfo. Questo è il nostro punto di partenza… il resto ve lo diremo in musica.
La violoncellista, improvvisatrice e compositrice Julia Biłat, residente a Berlino, dedica la sua pratica esplorativa e di genere a un’intersezione tra improvvisazione, composizione e performance art, e ci porta sul palco un’esperienza musicale senza confini; un viaggio tra musica classica contemporanea, free jazz e influenze orientali, con sonorità estreme e improvvisazioni audaci.
Con il suo violoncello e la sua voce, Julia esplora le sonorità estreme di questi due strumenti, e sfidando le convenzioni del concerto tradizionale, combina le sue composizioni originali e improvvisazioni con la performance art, generando un’esperienza totale, dove il corpo, la voce e la consapevolezza spaziale si intrecciano in una fusione unica di musica e arte performativa.
Nobrium è un duo di musica sperimentale che esplora la fusione tra suono elettronico e acustico, creando paesaggi sonori in continua evoluzione. Nato dall’incontro tra Sasha Lattuca (piano, sintetizzatori e sequencer) e Melo Miceli (batteria), il progetto si muove tra suggestioni oniriche e pulsazioni ritmiche irregolari, in un equilibrio tra struttura e libertà improvvisativa.
Le sonorità di Nobrium affondano le radici nella scuola elettronica tedesca della Berlin School, con sequenze sintetiche che si espandono e si trasformano in stratificazioni sonore ipnotiche. La batteria, con il suo linguaggio ritmico spezzato e irregolare, introduce groove e contrasti dinamici che spingono la musica in territori inaspettati. Il pianoforte si inserisce come elemento narrativo e armonico, tessendo melodie che spaziano dal minimalismo alla libera improvvisazione jazzistica. Il progetto si nutre di influenze IDM, glitch e ambient, mescolando l’organicità degli strumenti acustici con la precisione digitale delle macchine.
Nobrium non si limita a un genere, ma costruisce un linguaggio sonoro fluido, dove il suono si trasforma in un’esperienza immersiva, capace di trasportare l’ascoltatore in uno spazio sonoro sospeso tra elettronica e materia viva.
PICTURES THIS è un set solistico con immagini tratte da film che Ernst ha composto nel corso degli anni. Con il suo concerto solista PICTURES THIS, l’autore esprime appieno la sua grande maestria nell’uso non convenzionale dello strumento, aggiungendo humour e teatralità alla sua musica: stupisce il pubblico in modo divertente e appassionante sfidando ogni aspettativa.Il suo rapportoaperto con tutta la musica gli permette di calarsi perfettamente nei contesti più diversi, pur mantenendo sempre riconoscibile la propria cifra stilistica.
Active Observation, primo album del trio Genera, costituito da Luca Venitucci, Dario Miranda ed Ermanno Baron, è appena uscito per Aut Records. Genera è nato nell’autunno 2021 su iniziativa del pianista Luca Venitucci che del trio è anche il principale animatore. La formazione strumentale si richiama indubbiamente a quella del piano trio jazzistico e tuttavia tale riferimento viene ampliato e condotto verso territori imprevedibili grazie all’uso di tecniche estese, dispositivi elettronici e sonorità inusuali come quelle della melodica trattata con effetti.
𝙏𝙍𝙄𝙊 𝙂𝙀𝙉𝙀𝙍𝘼
Genera è un progetto nato nell’autunno del 2021 per iniziativa del pianista Luca Venitucci. Il trio, composto all’elettronica da Venitucci (Ossatura con Fabrizio Spera, Elio e Maurizio Martusciello; Zeitkratzer Ensemble; Arturo; Mondo Ra; Caric & Venitucci, con Aleksandar Caric; Unununium, di e con Michael Thieke; Momo;…), al contrabbasso da Dario Miranda (co-fondatore degli ensemble N-Est con Fabrizio Spera e Marco Colonna, Telegraph con Aldo Galasso e Giovanni Francesca, Swedish Mobilia con Andrea Bolzoni e Daniele Frati, il quintetto di Emiliano D’Auria,…), e alla batteria da Ermann Baron (Acre con Ginomaria Boschi e Marco uBiK Bonini, il trio Arbo con Igor Legari e Marco Colonna, il trio MAT con Marcello Allulli e Francesco Diodati, il trio di Francesco Negro il già nominato gruppo di D’Auria,…), esplora un linguaggio sonoro che affonda le radici nel jazz ma si spinge ben oltre i confini tradizionali. Richiamando indubbiamente alla formazione del piano trio jazzistico, tuttavia virato da influenze che spaziano dalla musica contemporanea alla sperimentazione elettronica, il gruppo gioca con tecniche estese, dispositivi elettronici e sonorità inusuali, come l’uso della melodica trattata con effetti.
Nel corso della sua breve carriera, Genera ha pubblicato l’album “Active Observation” per Aut Records, che rappresenta un punto di arrivo per la band, con brani che sfidano le convenzioni del jazz e offrono spunti per un ascolto profondo e dinamico. L’album, registrato in un’unica sessione, è il risultato di un lungo periodo di ricerca e una preparazione meticolosa che ha dato vita a una forma musicale compiuta, caratterizzata da un equilibrio perfetto dato d’altronte da tre formidabili protagonisti di un contesto performativo e improvvisativo. La musica fluisce in modo naturale, come a svelare il suo processo di creazione estemporanea, grazie alla massima condivisione fra i membri del trio: eccellenti strumentisti ma anche ideali compagni di viaggio, danno vita a una visione musicale di grande valore.
Info da https://www.musicajazz.it/
RADIOSCAPES
L’estemporaneità di una serie di emissioni radiofoniche condiziona il percorso dei due improvvisatori, la cui natura fortemente “elettrica” si apre a espressioni e modalità diverse di interazione, sempre libere ed accoglienti. Ecco quindi che si catalizzano nel flusso sonoro paesaggi sonori emozionali, scambi dialettici, percorsi indipendenti, sempre in una logica inaspettata e vitale. Il progetto deriva dal progetto Zumtrio, il cui disco recente (intitolato proprio Radioscapes) è uscito per la Tempo Reale Collection.
BACK TO THE SILENCE
La serata continuerà con la performance finale del laboratorio LFO tenutosi da Francesco Giomi nei giorni precedenti con i musicisti del territorio. LFO è un progetto di improvvisazione elettroacustica collettiva che, all’insegna della libertà espressiva, riprende alcuni concetti sviluppati da grandi improvvisatori e conductor, integrandoli in maniera originale con una serie di esperienze derivate dalla musica elettroacustica e modulandoli in schemi creativi completamente personali.
Come il Low Frequency Oscillator nei sintetizzatori elettronici, strumento per modulare il suono conferendogli un andamento nel tempo, così anche il conductor apre e chiude il suono dei musicisti, lo cambia, lo trasforma guidando il discorso musicale in un percorso estemporaneo.
In questa performance, l’ambivalente musicista e performer Dr. Truna, sotto forma di liutaio elettronico, ci presenta ed esegue le installazioni di sculture sonore da lui create, come “El Toro Cósmico” (Il toro cosmico) e “Atril del Futuro” (Leggio del futuro), e lo fa con altri due sé preregistrati che lo accompagnano sul palco. Un’esperienza immersiva in cui ogni frammento prende vita in modo unico, in un’interazione tra live performance e videoarte, in cui l’artista triplica il suo impatto sonoro e visivo. Un viaggio che fonde musica, tecnologia e arte visiva, in un mix di improvvisazione e creazione sonora, dove l’innovazione incontra l’immaginazione!
Inside…out jazz!
Il trio che sfida a ridefinire il jazz contemporaneo europeo è pronto a portare la sua musica unica sul nostro palco. Gabriele Mitelli, Pasquale Mirra e Cristiano Calcagnile uniscono improvvisazione, elettronica e groove in un’esperienza sonora che va oltre i confini del jazz tradizionale.Il loro sound è un incontro di tensioni rock, sospensioni liriche e suggestioni elettroniche, che si mescolano in un mix esplosivo e avvolgente, sempre in bilico tra libertà e struttura.
Fin dagli esordi, i tre musicisti italiani hanno intrapreso un viaggio sonoro che esplora le loro personalità artistiche mettendole in relazione tra loro, dando vita a brani ad alta intensità ritmica e momenti di pura improvvisazione. Il risultato è un jazz che si nutre di groove esotici, vibrazioni psichedeliche e improvvisazioni radicali, dove ogni esibizione è un’esperienza unica, capace di sorprendere e coinvolgere.
Formato nel 2017, The Elephant è il progetto che unisce tre dei più audaci improvvisatori della scena jazz italiana: Gabriele Mitelli, Pasquale Mirra e Cristiano Calcagnile. Dopo anni di collaborazioni in vari contesti musicali, i tre hanno deciso di chiudersi in studio per dar vita a un suono tutto loro, un mix di jazz, elettronica e improvvisazione che sfida le convenzioni e si spinge ben oltre i confini del genere.
Con Mitelli alla tromba e agli effetti elettronici, Mirra al vibrafono e ai sintetizzatori, e Calcagnile alla batteria e percussioni, The Elephant crea un suono che è un incontro tra groove esotici, tensioni rock e atmosfere elettroniche. Come si può ascoltare nel loro ultimo album In The Room (2024), ogni traccia è una piccola storia musicale, fatta di visioni oniriche e improvvisazioni audaci; un viaggio sonoro che esplora le relazioni artistiche tra i membri del trio.
Qui si alternano momenti di pura sperimentazione, come il brano d’apertura Cherry Juice In A Box, a tracce più spirituali come Awakening, dove il vibrafono di Mirra traccia un assolo che sembra trasportare l’ascoltatore in una dimensione parallela.
A impreziosire il loro progetto, collaborazioni come Cristina Donà, Damon Locks e Rob Mazurek aggiungono voci e poesia a un suono già ricco di sfumature.
Oltre al lavoro in studio, The Elephant ha portato la sua musica sul palco con performance memorabili, come quella al Ground Music Festival di Brescia, dove hanno collaborato con il collettivo di filmmaker Unzalab, o alla Biennale di Venezia, dove hanno partecipato a un progetto immersivo all’interno del Padiglione Francia. Le loro esibizioni sono esperienze in cui musica e arte visiva si fondono in un viaggio unico. Con un suono che mescola jazz, rock, elettronica e improvvisazione, The Elephant è un trio che non smette mai di esplorare, reinventarsi e sorprendere. Un progetto che guarda al futuro del jazz, senza paura di osare.
Info da https://www.ondarock.it/