18 dicembre \ sala Perriera - Cantieri Culturali alla Zisa

GLOSSARIO DELL’ARCIPELAGO _ Alessandro Lo Giudice

ore 21.15 concerto

Giovanni Damiani composizione, regia del suono
Alessandro Lo Giudice flauti

GLOSSARIO DELL’ARCIPELAGO

Programma di sala:

Bruno Maderna – Musica su due dimensioni, per flauto e nastro magnetico (versione 1958)
Luciano Berio – Sequenza I, per flauto solo (1958)
Luisa Valeria Carpignano – C’è una soglia. per flauto solo
Giovanni Damiani – Glossario dell’arcipelago (prima assoluta integrale) per flauto solo (2016)
Kaija Saariaho – Laconisme de l’aile, per flauto e live electronics (1982)
Steve Reich – Vermont Counterpoint, per flauto e tape (1982) (pre-recorder tape, Alessandro Lo Giudice)

Il flauto è per la musica della nostra epoca uno strumento sempre in prima linea, per la sua duttilità come per la disponibilità innovatrice di interpreti quali Gazzelloni e Fabbriciani, in mutuo stimolo con i maggiori compositori delle loro generazioni. In Musica su due dimensioni Maderna armonizza la dimensione strumentale con quella elettroacustica, allora necessariamente fissata su bobina magnetica ma con innovative sospensioni per incrociarsi con cadenze del solista; oltre all’allora importante progresso tecnico, è ancora oggi un pezzo di grande coraggio, che abbatte barriere e scetticismi sugli opposti versanti del conservatorismo come dell’avanguardismo che bandisce l’espressione. Dello stesso 1958 la Sequenza di Berio: i lavori solistici del compositore ligure sono in gran parte uniti dal titolo ‘Sequenza’, costellano tutta la sua produzione di una serie di sequenze inaugurata proprio da questo pionieristico pezzo dedicato a Severino Gazzelloni. 
Il flauto come risuonatore dei rumori o parole emesse dal flautista: questa una delle idee sia della compositrice friulana Carpignano, come della svedese Kaija Saariaho, il cui brano del 1982, su un testo di Saint-John Perse, è arricchito con i suoni del flauto da una riscoperta gradualità nell’esplorazione di figure che si snodano nella percezione, ispessita da riverberi e armonizzazioni microtonali operati in tempo reale da un’elettronica ad libitum. 
Il brano di Damiani è uno studio compositivo su pattern sempre variabili, in rapporti dialettici interamente calcolati da interpretazioni di rapporti numerici su vari range (numericamente, basi differenti). E’ il terzo del trittico Studia/invoca. I pattern si oppongono in una grande architettura, aperta a memorie che affiorano, a interpretazioni vagamente teatrali (lo studio alterna caratteri da maestro pedante e suppliche delle umane esitazioni). I pattern si allargano sempre più (fino a un loop di 462 note, ottenuto da 113/1978), fino a sfociare nell’infinito, irrazionale Pi greco, dalla cui interpretazione emergono altre memorie dello stesso pezzo o persino memorie beethoveniane, non a caso un autore bandito dai debussiani/cageani ma la cui capacità di coinvolgere in processi graduali non è per me del tutto esaurita né inattuale. Il brano è dedicato ad Alessandro Lo Giudice.
Il brano del compositore minimalistico per antonomasia, lo statunitense Steve Reich, del 1982, opera su un tempo pulsante, ipnotico, una trance calcolata con mutamenti ora ‘lisci’, subliminali, ora per aree diatoniche contrastanti, che hanno contraddistinto un’epoca alla ricerca di un’idea di tempo alternativa sia alle avanguardie europee come a quelle americane, ammiccante a riletture di poliritmie africane, di enorme influsso sulle correnti delle musiche di oggi; corrente spesso banalizzata in mero ritorno a periodicità e diatonico, stasera possiamo ascoltare uno dei capostipiti del movimento.
GD
Info & Prenotazioni

10 euro _ intero
8 euro _ ridotto (studenti, under25 e possessori della carta Feltrinelli)

biglietteria online: https://www.vivaticket.com/it/ticket/glossario-dell-arcipelago/256180

@sala Perriera –> https://maps.app.goo.gl/fQzsCiSRUAwAjiu98